Un patto sociale per un Servizio Sanitario Nazionale sobrio, rispettoso e giusto

Nei tre anni di pandemia i comportamenti responsabili della maggior parte degli italiani, l’impegno degli scienziati e la dedizione della maggior parte dei professionisti del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) hanno contenuto la diffusione del virus e limitato il numero delle possibili vittime. Nonostante alcune chiassose minoranze dissonanti, la gran parte della comunità nazionale ha adottato comportamenti appropriati e ha accettato di ricevere i nuovi vaccini anti-virali. Gli italiani hanno cioè largamente beneficiato dei provvedimenti di sanità pubblica suggeriti o disposti dalle autorità sanitarie e, nelle situazioni più gravi, hanno chiesto e ottenuto il supporto diagnostico e terapeutico del loro SSN.

In un paese caratterizzato da persistenti - e non recenti - disomogeneità economiche, sociali e culturali, le attività preventive, diagnostiche e terapeutiche di risposta alla pandemia hanno comprensibilmente registrato livelli diversi di qualità, di efficacia e di tempestività, con un’unica caratteristica comune a tutti i territori e tutte le regioni: il grave rallentamento delle attività sanitarie dedicate alla gestione delle patologie acute e croniche non correlate all’infezione virale, e il conseguente allungamento dei tempi d’attesa dei cittadini per l’ottenimento delle risposte ai loro bisogni di salute.

Le cronache degli ultimi mesi del 2022 e gli appelli sempre più pressanti delle associazioni dei cittadini, degli ordini professionali, delle società medico-scientifiche e delle stesse istituzioni sanitarie testimoniano una preoccupazione crescente sulle reali possibilità di un ritorno alla normalità entro tempi ragionevoli, anche a causa della coesistenza di una numerosa serie di altri fenomeni negativi:

  • la cronica carenza di risorse economiche pubbliche destinate al finanziamento del SSN, insufficiente per sostenere i costi crescenti di farmaci e tecnologie innovative, che costringe ogni anno un numero sempre maggiore di pazienti ad utilizzare risorse economiche proprie o a rinunciare a curarsi;
  • la programmazione inadeguata del turn-over dei professionisti, particolarmente grave nel settore dell’emergenza-urgenza;
  • i livelli retributivi - dei professionisti e di tutti gli altri operatori - inferiori rispetto a tutti gli altri paesi europei;
  • le gravi carenze organizzative, gestionali e di leadership, che condizionano il corretto svolgimento delle attività sanitarie, tendendo quasi sempre a subordinare la qualità e l’appropriatezza della relazione di cura all’efficienza prestazionale e alla delega ingiustificata al privato convenzionato;
  • le gravi carenze nella pianificazione e nella programmazione della formazione primaria, specialistica e dell’aggiornamento continuo dei professionisti e di tutti gli altri operatori;
  • gli sprechi di risorse e pratiche assistenziali spesso inefficaci, inappropriate o dannose;
  • il rilevante impatto ambientale delle attività e delle istituzioni sanitarie;
  • i documentati conflitti di interesse;
  • le disomogeneità e le disuguaglianze nell’erogazione dell’assistenza, con vistose differenze qualitative tra le varie regioni italiane.

Slow Medicine ETS, associazione di professionisti della salute e cittadini, da sempre promotrice di pratiche professionali e assistenziali sobrie, rispettose e giuste, nella ricorrenza del decennale della propria convinta adesione alla campagna internazionale Choosing Wisely, ritiene che tali gravi criticità strutturali stiano progressivamente compromettendo il principale supporto strategico di ogni SSN pubblico e solidaristico: la fiducia dei cittadini nella sua concreta e omogenea affidabilità.

Senza una documentabile affidabilità, e senza la fiducia e la partecipazione attiva dei cittadini, un sistema universalistico di prevenzione, cura e riabilitazione perde la sua ragion d’essere, e lascia spazio ad alternative meno efficaci, più costose e più inique, come i sistemi assicurativi privati statunitensi.

Per prevenire ulteriori aggravamenti della pericolosa crisi fiduciaria e per contrastare efficacemente le criticità oggettive del sistema, Slow Medicine ETS ritiene che sia indispensabile proporre - ai rappresentanti politici e agli amministratori della sanità, ai professionisti del SSN e alle loro rappresentanze organizzate, ai cittadini e ai loro rappresentanti istituzionali - un autentico grande investimento strategico, una collettiva assunzione di responsabilità sociale finalizzata alla valorizzazione sistemica e sistematica di una parte rilevante del patrimonio nazionale.

Occorre infatti un vero nuovo Patto sociale fondativo, simile a quello che negli anni ’70 del secolo scorso condusse il paese a dotarsi della Legge 23 dicembre 1978, n. 833, che istituì il Servizio Sanitario Nazionale, tutt’ora in vigore. Occorre avviare rapidamente, in tutte le sedi appropriate, una riflessione approfondita su tutte le criticità prima elencate, che tenga ovviamente conto delle opportunità presenti, come i fondi del PNRR e quelli del MES, e dei rischi e delle minacce che incombono sul futuro prossimo della nostra comunità nazionale quale parte integrante della più ampia comunità dei cittadini europei e di quella, ancor più ampia, dei cittadini dei paesi del mondo con sistemi di governo basati sulla libertà e sulla democrazia.

Nella definizione di un nuovo Patto nazionale per la salute non si può, infatti, non tener conto del contesto geopolitico planetario in cui viviamo, con le sue problematiche e le sue minacce, delle quali negli ultimi decenni siamo sempre più consapevoli. I danni all’ecosistema e i conseguenti cambiamenti climatici, le disuguaglianze economiche e sociali, la crisi alimentare globale, le guerre per l’accaparramento di territori e risorse strategici, la fragilità delle istituzioni sovranazionali nate dopo la seconda guerra mondiale, sono altrettante sfide epocali, che rendono ancora più necessario e urgente il nuovo Patto.

Occorrono urgenti azioni concrete per ricostruire e consolidare la fiducia dei professionisti e dei cittadini nel SSN, affrontando con determinazione e coraggio le cause profonde delle criticità prima elencate:

  • destinare una quota maggiore delle risorse economiche nazionali alla tutela della salute anche, se necessario, riducendo le risorse finora destinate ad altri capitoli di spesa (la spesa sanitaria procapite dell’Italia continua ad essere inferiore a quella della media dei Paesi europei sia in termini assoluti sia in rapporto al PIL);
  • valorizzare le persone impegnate nelle diverse articolazioni organizzative delle istituzioni sanitarie pubbliche, mediante un sostanziale incremento delle attuali retribuzioni, per contrastare la fuga nella sanità privata e in quella di altri Paesi;
  • migliorare le condizioni di lavoro dei professionisti, in particolare nei settori dell’urgenza ed emergenza, e sollevarli da carichi burocratici impropri;
  • rivisitare e modernizzare i percorsi formativi dei professionisti della salute, che dovranno tener conto delle previste necessità di personale, essere adeguati ai modelli europei e prevedere anche l’acquisizione sistematica di competenze relazionali, informatiche, bioetiche.

È poi necessario partire dalla conoscenza dei bisogni di salute della popolazione e non più solo dalla domanda, spesso gonfiata, di prestazioni: almeno il 30% degli esami, dei farmaci e degli altri trattamenti effettuati non è necessario e può anzi provocare ai pazienti danni diretti e indiretti. L’applicazione delle raccomandazioni di Choosing Wisely Italy tramite l’assunzione di responsabilità dei professionisti, il loro dialogo con i pazienti e l’impegno delle direzioni aziendali, potrà ridurre gli sprechi economici e di tempo, i rischi per i pazienti e aiutare ad affrontare la grave questione delle lunghe liste d’attesa.

A questo proposito, laddove le lunghe liste d’attesa istituzionali coesistono con attività libero-professionali intra- o extra-murarie in cui l’attesa è breve o nulla, occorre attenersi sempre e scrupolosamente al pre-requisito autorizzativo mai abrogato e troppo spesso disatteso: quello di garantire che la scelta dei cittadini di ricorrere a proprie spese alle prestazioni libero-professionali sia autenticamente libera, piuttosto che condizionata da tempi istituzionali inaccettabilmente lunghi e utilizzando, se necessario, fondi specifici per ridurre i tempi d’attesa delle prestazioni istituzionali.

In tutti i livelli organizzativi occorre coinvolgere le comunità locali nella promozione di stili di vita salubri e nelle attività finalizzate alla tutela della salute, soprattutto sui luoghi di lavoro e nelle comunità familiari più disagiate, e favorire concretamente l’integrazione sociale e sanitaria, le cure di prossimità e la riforma delle cure primarie. Occorre introdurre strumenti normativi e finanziari finalizzati a superare le attuali disomogeneità qualitative tra territori e regioni diverse.

Occorre, secondo Slow Medicine ETS, che tutte le parti in causa abbiano la consapevolezza che un SSN sobrio, rispettoso e giusto rappresenta l’unica possibilità di conservare il SSN, e non è il sogno di pochi visionari ma un obiettivo concretamente raggiungibile. Basta solo volerlo davvero.

Tra coloro che lo vogliono ci sembra di poter annoverare anche il Ministro della salute Orazio Schillaci, che nelle interviste e nelle audizioni parlamentari di questi ultimi giorni ha dichiarato di voler affrontare e risolvere alcune delle criticità prese in esame in questo documento.

Associazione Slow Medicine ETS

(l'articolo è stato integralmente ripreso da Quotidiano Sanità del 13/12/2022)