Chiarimenti su exenatide e pancreatite

Nello scorso mese di ottobre 2007, la FDA ha resi noti i dati emersi dalle rilevazioni di farmaco-vigilanza, normalmente effettuate nel periodo post-marketing, riguardanti alcuni casi di pancreatite acuta riportati in corso di assunzione del medicinale Byetta® (exenatide), impiegato nel trattamento del diabete tipo 2.

L’exenatide è un peptide di 39 aminoacidi, derivato di exendin-4, estratto dalla saliva di un lucertolone che vive in Arizona, il Gila Monster. Appartiene alla classe dei farmaci incretino-mimetici che, analogamente alle incretine endogene (GIP e GLP-1, prodotte nel piccolo intestino), stimolano la secrezione endogena di insulina con effetto diretto e potenziano l’effetto secretagogo del glucosio. Queste sostanze inoltre inibiscono la secrezione di glucagone, lo svuotamento gastrico e la secrezione acida, oltre a ridurre l’introito alimentare. Nell’animale è anche dimostrata un’azione trofica sulla massa beta-cellulare.
Trial clinici hanno dimostrato l’efficacia ipoglicemizzante di exenatide in aggiunta a metformina, sulfaniluree o combinazioni delle due, sempre con significativa riduzione del peso corporeo e aumento di effetti collaterali gastrointestinali.
Exenatide è autorizzata negli USA per la terapia del diabete tipo 2 nei pazienti non in compenso con metformina, sulfanilurea o entrambe. Può essere utilizzata solamente in associazione con: sulfaniluree e/o metformina, e con un glitazonico (indicazione che non sarà presente in Italia), con o senza metformina. Exenatide è efficace nel ridurre HbA1cdello 0.8-0.9%. Le linee guida AACE 2007 per la terapia del diabete tipo 2 ne contemplano l’uso nei pazienti già trattati con altri farmaci ipoglicemizzanti orali ma che non hanno ancora raggiunto gli obiettivi terapeutici (iniziando con 5 µg s.c. due volte al giorno, entro 60 min dai pasti mattutino e serale; dosaggio da incrementare a 10 µg due volte al giorno, dopo le prime 4 settimane di trattamento).

L’FDA ha segnalato alcuni casi di pancreatite acuta, mai necrotico-emorragica, in corso di trattamento con exenatide, stabilendo una possibile associazione, ma non un nesso causale diretto. Infatti, è noto che i pazienti con diabete mellito siano maggiormente esposti al rischio di sviluppare pancreatite, a seguito della concomitanza in questi soggetti di numerosi altri fattori di rischio per la pancreatite stessa, quali la calcolosi biliare, l’ipertrigliceridemia e la presenza nella loro terapia di alcuni farmaci (gliburide, metformina, ipolipemizzanti, anticonvulsivanti, analgesici), per i quali è già segnalata una possibile associazione con tale evento avverso. L’FDA ha, pertanto, prescritto alla ditta produttrice di inserire il rischio tra le note informative e invita i medici americani ad informare i pazienti in trattamento della necessità di comunicare al proprio medico eventuali sintomi correlabili ad un episodio di pancreatite.
Il medicinale non è attualmente in commercio in Italia, ma il riassunto delle caratteristiche del prodotto europeo contempla già l’evento pancreatite acuta tra le segnalazioni di farmaco-vigilanza post-marketing.

Giorgio Borretta
Direttore SC di Endocrinologia e Malattie del Ricambio, ASO S. Croce e Carle, Cuneo

La posizione dell'AACE

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